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  • Immagine del redattoreLuca Gonzatto

Il futuro del mare è nelle tue mani – Anno 2048

Il mare ha quel potere di rispecchiare un po’ la nostra anima. Il suo esser calmo ed improvvisamente poi agitato, ha ispirato per secoli poeti, musicisti, artisti ed anime sensibili.


Nel suo apparente silenzio, gli oceani hanno visto il mondo cambiare e sono stati la culla, dall’alba dei tempi, di tutto ciò che vive. Mentre il mondo della “superficie” corre avanti ed indietro infatti, sotto la superficie piatta ed intatta del mare si nasconde un brulicare inarrestabile di Vita: un’inimmaginabile attività fatta di misteriose e silenziose creature, di colori, di riflessi.


“Spiagge dove regna una natura incontaminata e dove l’unico rumore è il suono della propria anima” questo lo scenario che un pò tutti noi identifichiamo come “paradiso”


E se tutto questo un giorno i nostri figli non lo potranno mai sperimentare?


Se tutta la meraviglia che rappresenta la Madre Terra un giorno dovesse scomparire, cosa racconteremo alle generazioni che ci seguiranno? Come gli racconteremo dei coralli e delle misteriose creature che vivono negli abissi marini? <<Dov’eri papà nel mentre accadeva tutto questo?>> un giorno potranno chiederci..


Ognuno, in questo pianeta ha una grandissima responsabilità perché Noi, generazioni che stanno vedendo mondo collassare, abbiamo il potere di cambiare le cose.


“Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete pescato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultimo fiume… allora vi accorgerete che il denaro non si può mangiare” Toro Seduto



IL MARE STA MORENDO

Non molti lo sanno eppure, proprio come il corpo umano, la Terra ha due polmoni:

  • uno è rappresentato dalle foreste,

  • il secondo dal mare.

Noi esseri umani condividiamo questo mondo con un’infinità di creature visibili ed invisibili.


Come i fiumi quindi, come per la terra ed il cielo, il mare è uno spazio aperto che non può – per definizione- appartenere ad un popolo o ad una nazione. Convenzioni sociali ed umane hanno fatto sì che il mare abbia dei confini territoriali ma, di fatto, gli oceani sono una risorsa inestimabile per l’intero pianeta. Il 70% dell’ossigeno arriva proprio dagli Oceani.


Poco se ne parla eppure molti studi scientifici provenienti da team internazionali di biologi [clicca qui per collegarti al Parlamento Europeo ed approfondire], affermano che con gli standard attuali di pesca, entro il 2048 gli oceani saranno vuoti. Niente più pesci bensì fango, alghe, vermi e meduse.


Riuscite ad immaginare un mare così?


Se la cosa può sembrare difficile vi basterà guardarvi attorno e osservare ciò che in tutto il mondo sta accadendo: uno sfruttamento indiscriminato delle risorse. La pesca selvaggia ed irresponsabile sta infatti portando all’esaurimento sempre più drastico del popolo marino – ed inevitabilmente quindi anche di quello di Terra.


Insieme a tutti veleni gettati in mare dalle industrie chimiche ed agricole ed insieme all’innalzamento globale delle temperature quindi, la nostra pesca sta distruggendo quel sogno che è la Vita sulla Terra.


Il primo allarme circa questa drastica situazione risale al 1998 grazie a delle coraggiose battaglie condotte da singoli volontari. E’ solo nel 2002 che l’ONU si è accorta di quanto stava accadendo vedendosi perciò costretta a regolamentare e portare nelle sedi del potere questo grave problema. Il primo significativo passo risale al 2012 quando, a Lussemburgo, è stato presentato un piano graduale di ricostruzione del popolo marino. Con il 2012 è stato posto un limite massimo precauzionale che ovviamente però, la pesca legale ed illegale, pensa bene di superare di sette, otto volte l’anno.




CONOSCERE PER CAMBIARE

Non solo dal punto di vista ambientale ed etico, ma tutto questo rappresenta uno scenario che al di là di qualsiasi ideologia o etichetta, umanamente grida vendetta:piccoli pescatori delle zone più povere della terra il cui unico sostentamento è la pesca, non riescono a sopravvivere poiché a poche miglia dalla costa ci sono navi immense dei paesi ricchi che gettano reti per poter arraffare tutto quello che possono.


Per 1,5 miliardi di persone la pesca rappresenta l’unica forma di sopravvivenza e noi, paesi cosiddetti “evoluti”, li stiamo privando anche di questo; li stiamo privando non solo quindi delle risorse minerarie, della soia e di quei cereali che andranno a nutrire allevamenti intensivi (il 70% della produzione mondiale è impiegato nell’industria zootecnica – clicca qui per approfondire) ma anche dei pesci.


E poi ci lamentiamo se scappano dai loro paesi?


Negli Oceani ci sono sempre più navi, sempre più tecnologie di pesca industriale per catturare e sempre meno pesci. Una vera e propria cospirazione sta uccidendo il mare; le reti, le lenze impiegate si stima sarebbero in grado di avvolgere il mondo 550 volte.

90 milioni di tonnellate di pesce pescato ogni anno, e 100 miliardi invece i pesci allevati. Difficile da credere? Una panoramica veloce può forse render meglio l’idea circa l’enormità dello scenario..

  • OCEANI SEMPRE PIU’ POVERI E DESERTI in sessantanni abbiamo ridotto la popolazione ittica dell’80%;

  • Le RETI A STRASCICO DISTRUGGONO ED ASPORTANO INDISTINTAMENTE QUALUNQUE COSA non importa cosa capita a tiro: pesci, foche, invertebrati, coralli, alghe, posidonie. Provate ad immaginare un immenso giardino fiorito che da un momento all’altro viene arato a fondo.. questo otto, nove, dieci volte ogni anno. Come potrà la vita ristabilirsi se le comunità biotiche impiegano decenni a reimpostarsi?

  • IL 40% DEL PESCE SELVATICO PESCATO DIVENTA FARINA Gli allevamenti ittici hanno bisogno di farina per nutrire i pesci. La conversione è tanto ingiusta quanto sbalorditiva: per produrre un kg di salmone ci vogliono circa 5 kg di alici;

  • UN ENORME PROBLEMA SOCIALE paesi poveri come già scritto, sono messi in ginocchio da sistemi di cattura sempre più massivi, indiscriminati ed illegali;

  • Una SOFFERENZA ANCOR PIU’ INASCOLTATA Specie acquatiche estremamente intelligenti che dall’uomo non sono nemmeno considerate “animali”, e perciò occupano un gradino ancora più basso nella scala dell’umana compassione, muoiono attraverso infinite grida impercettibili all’orecchio umano. Aragoste fritte vive, pesci morti per asfissia o esausti dal trascinamento che li fa sbattere contro rocce, coralli… lo scenario è terribile per cui su questo punto non mi soffermerò;

Tutto, per un qualcosa di non necessario alla nostra sopravvivenza dal momento che:

  • Il pesce pescato non è più quello di una volta considerato l’alto livello di inquinamento del mare;

  • Olio di Lino, noci, frutta secca, vegetali a foglia verde rappresentano fonti ricchissime (e responsabili) di Omega-3 e 5 [clicca qui per approfondire con l’articolo SSNV]


IL TABU’ DELL’OCEANO


<<Dobbiamo chiudere le operazioni di pesca industrializzate per rivitalizzare la biodiversità nel mare. Dobbiamo permettere alla natura di ristabilire l’equilibrio che abbiamo danneggiato>> 


scrive Paul Watson, fondatore e presidente di Sea Shepherd Conservation Society


<< Niente più pesce, insomma, perché se è vero che non ci sarà più pesce nel 2048 non possiamo di certo pensare “Sarà un problema di quelli del 2048”, non c’è polvere sotto il tappeto che tenga. Il nostro sushi devasta il pianeta ed è bene saperlo. La nostra stessa sopravvivenza è legata al mare: il 70% dell’Ossigeno della terra viene dal mare, ed è sempre il mare con la sua biodiversità a regolare il clima. Sono 405 le aree definite “morte” negli oceani di tutto il mondo, quelle senza più ossigeno sufficiente per la vita. La maggior parte del pesce che non viene pescato sta morendo a causa della mancanza di ossigeno o a causa della zuppa di plastica rappresentato da reti abbandonate, che invade gli oceani. Solamente il 2% dei mari del mondo è protetto da una legislazione accurata.>>

L’UNICA RIVOLUZIONE POSSIBILE

“Quando tu entri in sintonia con tutte le cose della creazione increata, che noi chiamiamo Natura, tu sei quella; tu non ti senti più separato, sei in comunicazione. Quanto tu ami, ma ami in senso totale, in senso assoluto, tu ami l’animale, tu ami la pianta, tu ami il cristallo, e rivedi in tutto questo te stesso… c’è una corresponsione: è proprio il caso di dire che questa cosa “fiorisce”. Ed è vero il contrario: quando tu la detesti, la disprezzi e la odi, tu la uccidi. Allora esiste la morte” Vittorio Marchi in Un Altro Mondo

Il 98% quindi degli oceani è sfruttabile sotto gli occhi di tutti – solo il 2% dei mari è protetto e quindi non destinato alla pesca.


Negli ultimi anni sono state fatte molte leggi che tutelano, ma ci sono ancor più interessi che controllano. La multinazionale Mitsubishi ad esempio, che tutti conoscono per la sua produzione di auto ed elettronica, controlla il 60% del mercato ittico dell’Atlantico e sta creando delle vere e proprie scorte congelate del pescato dove poter vendere, una volta esaurite le risorse, il Tonno a cifre esorbitanti [clicca qui per approfondire con l’articolo di SlowFood]


Pensiamo di mangiare tonno del Mediterraneo? È stato pescato si magari nel mar mediterraneo, ma a causa del predominio Cinese arriva (surgelato) dai mercati Cinesi! Una follia!


Crediamo che l’allevamento ittico possa essere una soluzione?


L’acqua degli allevamenti è, “così sporca” scrive Foer in Se Niente Importada rendere difficoltosa la respirazione, l’affollamento è così intenso che gli animali si cannibalizzano a vicenda, carenze alimentari e proliferazione incontrollata di pidocchi che arrivano a scarnare la testa fino all’osso”.


Come possiamo quindi cambiare il mondo? attraverso le scelte, il dissenso, l’essere consapevoli e coerenti in ogni momento ed in ogni situazione della propria vita – questo senza stravolgere le proprie abitudini, ma partendo dalle proprie scelte più quotidiane ed importanti.


La riLOVuzione è davvero possibile.



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